Un argomento che sta interessando il mondo della sicurezza nei luoghi di lavoro riguarda la possibilità di effettuare corsi di formazione direttamente online.
La diffusione di corsi “virtuali” nasce dal fatto che datori di lavoro e dipendenti mostrano spesso un’allergia, per fortuna non troppo diffusa, alle aule e a tutto ciò che potrebbe fargli “perdere tempo prezioso” con spostamenti e spese accessorie.
La domanda più comune che può porsi un datore di lavoro, in una situazione in cui deve provvedere alla formazione dei suoi dipendenti, potrebbe essere: “perché spendere soldi e tempo per una cosa che posso far fare direttamente e comodamente online?”. E potrebbero facilmente fargli eco i dipendenti, mostrandosi riluttanti all'idea di ritornare sui banchi come ai tempi della scuola.
Non è nostra intenzione rispondere a questa domanda da un punto di vista economico o logistico, quanto piuttosto da un punto di vista pratico e se vogliamo etico. Innanzitutto, premessa la validità a livello giuridico di questi corsi, ciò che lascia perplessi è la loro validità a livello pratico.
Non essendo possibile inserire una figura super-partes in grado di controllare che i corsi vengano effettivamente seguiti, non è di conseguenza possibile affermare con certezza se un dipendente abbia seguito la lezione del giorno o se sia andato a giocare a calcetto con i colleghi, o se soprattutto l’esame finale (sempre telematico) sia stato effettuato dal soggetto interessato e non da un suo amico più esperto.
Tutti i dubbi riguardo la validità di tali corsi a livello pratico, potrebbero comunque essere riassunti in un'unica, piccola riflessione: