Sicurezza nella cave: come affrontare e valutare i rischi geologici?
Nelle attività estrattive delle cave a cielo aperto la stabilità dei fronti di cava rappresenta “un elemento primario per l’impostazione e la gestione del sito estrattivo, in quanto fattore fortemente influente sugli aspetti della sicurezza dei lavoratori e sulle stesse scelte dei metodi di coltivazione”, di sfruttamento delle cave.
Ed è evidente come la stabilità dei fronti “rientri nelle valutazioni, nelle determinazioni e nelle scelte da compiere sin dalle prime fasi progettuali, in un’ottica di continua valutazione e miglioramento, affinché le attività siano gestite in maniera corretta sul piano della sicurezza sul lavoro, dell’economia del progetto e della tutela ambientale, anche in previsione della restituzione dei siti al futuro utilizzo e del recupero ambientale a fine attività”.
A sottolineare l’importanza di questo approccio nelle attività estrattive e dell’attenzione alla stabilità dei fronti di cava è il documento Inail “Analisi della sicurezza nel settore estrattivo in cave a cielo aperto. Innovazione tecnologica e prospettive future” pubblicato dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (DIT) e curato da diversi autori con il coordinamento scientifico di Antonella Pireddu (DIT, Inail).
Con riferimento al contenuto del documento in materia di sicurezza dei fronti di cava, l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
Si indica che in Italia l’estrazione di materiali da cave a cielo aperto rappresenta
“un settore classificato ad alto rischio infortunistico”.
In particolare, nella classificazione ATECO ISTAT 2007, le cave a cielo aperto ricadono all’interno del gruppo B 08 - “Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere”, nei due sottogruppi 08.11 - “Estrazione di pietre ornamentali e da costruzione, calcare, pietra da gesso, creta e ardesia” e 0812 - “Estrazione di ghiaia, sabbia; estrazione di argille e caolino”.
E i dati certificati dell’Istituto relativi agli incidenti sul lavoro in questi due gruppi del settore estrattivo “evidenziano un comparto con una frequenza infortunistica con tassi d’incidenza per numero di lavoratori (specialmente per quelli mortali) costantemente tra i più alti in Italia (terzo settore dopo quelli delle Costruzioni e dei Trasporti)”.
Riguardo ai rischi geologici nelle cave si segnala che ogni area di cava è di fatto “contraddistinta dalla maggior parte delle prerogative di rischio geologico in senso stretto, in quanto trattasi di ambienti dinamici, continuamente perturbati e in evoluzione.
I rischi, insiti “nella natura stessa dell’opera e dei materiali coinvolti e nell’assetto morfologico e strutturale che contraddistingue le aree di cava”, sono dovuti alla “continua variazione delle condizioni al contorno, come ad esempio proprio i casi legati alla stabilità degli scavi a giorno, che presentano quasi sempre pareti verticali, spesso di svariate decine di metri di altezza, costituite anche da ammassi rocciosi contenenti discontinuità e fratture variamente orientate che incombono sulle aree occupate dai lavoratori durante le loro attività”.
Settore estrattivo: l’analisi e la valutazione della stabilità dei fronti
In particolare, per le cave a cielo aperto “l’analisi preliminare di stabilità dei fronti deve prevedere un aggiornamento annuale, come richiamato dall’art. 52 dello stesso decreto, ed includere indicazioni di carattere tecnico in merito alla geometria e al metodo di coltivazione, in funzione della natura e dello stato del terreno e dei macchinari impiegati”.
Si ribadisce poi che le analisi di stabilità “condotte preliminarmente per tutte le tipologie di cave, con l’obiettivo di soddisfare la valutazione del rischio inerente la stabilità dei fronti ai sensi dell’art. 10”, devono poi essere “aggiornate annualmente, solo per le cave a giorno, come prescritto dall’art. 52 dello stesso decreto, applicabile specificatamente alle attività a cielo aperto, che riguarda maggiormente l’intera vita progettuale dell’opera e tende, di fatto, al monitoraggio del soddisfacimento dei requisiti di sicurezza rispetto a quanto progettato, sia dal punto di vista geometrico che operativo con obblighi in capo anche al direttore responsabile delle attività”.
In definitiva una corretta valutazione del rischio implica “un approccio rigoroso e di estrema cautela nella valutazione dei potenziali fenomeni di instabilità, soprattutto nelle fasi iniziali dell’analisi e qualora manchi una robusta base sperimentale nella stima dei parametri caratteristici dei materiali”.