Come si applica il Testo Unico ai titolari di imprese individuali, attraverso il racconto di un caso controverso
C'era una volta un lavoratore autonomo...
Un giorno, decise di "ingaggiare" un lavoratore esterno per una prestazione lavorativa in un cantiere.
Sfortunatamente il malcapitato, in assenza di adeguate misure di sicurezza, si infortunò mortalmente.
Il lavoratore autonomo è stato così
condannato
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e il suo ricorso successivamente respinto.
"Ok, e perché questo caso dovrebbe avere un'importanza maggiore di altri?"
L'interesse che viene posto su questo caso risiede nel fatto che, per legge, le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro per un lavoratore autonomo riguardano poche e limitate disposizioni di prevenzione, in particolare si limita il tutto a due articoli del Testo Unico 81/08:
E qui arriva il "colpo di scena": il
protagonista della nostra storia è stato considerato come Datore
di lavoro, pur non
avendo dipendenti dichiarati.
Di conseguenza è stato riconosciuto responsabile per
le mancate applicazioni degli articoli relativi a tale figura professionale,
come la predisposizione di adeguate misure di sicurezza (ad esempio barriere
protettive) per prevenire eventuali incidenti.
Insomma, si è limitato a fare il minimo indispensabile, pensando che da
titolare di un'impresa individuale fosse sufficiente per evitare qualsiasi tipo
di problema.
La cassazione ha quindi respinto il ricorso del lavoratore autonomo,
condannando l'imputato che dal canto suo si difendeva sostenendo appunto di essere
soggetto esclusivamente a quanto previsto dagli articoli 21 e 26.
La motivazione della suprema corte si
basa sul fatto che
un lavoratore autonomo è tale solamente se presta la sua opera con l'esclusiva
applicazione delle proprie energie personali e non anche nel caso in cui, pur
non dotato di struttura imprenditoriale, adibisca altri soggetti a prestazioni
lavorative, a prescindere dal tipo di rapporto lavorativo in base al quale i
medesimi siano stati investiti dei loro compiti.
In questa motivazione è racchiusa la morale della
nostra storia, che può essere così riassunta in maniera semplice e schietta: se
vuoi essere considerato un lavoratore autonomo ed essere così sgravato da
responsabilità, hai solo da metterti sotto con le tue forze.
Troppo facile ingaggiare altri soggetti e "lavarsene le mani",
o meglio, liberissimo di farlo; ma in quel caso si accettano le conseguenze che
questa scelta comporta, con tutto ciò che ne consegue a livello di misure di
sicurezza da adottare e costi da sostenere, e non importa che ad essere
ingaggiato sia un professionista esterno, tuo cugino o
il tuo migliore amico.
Questa vicenda ci lascia una lezione importante,
anzi due: